e poi pensare “Adesso scrivo una cosa così quando uno mi dice che son dei mesi che non scrivo niente sul blog posso rispondergli che non è mica vero, ma se ho scritto qualcosa proprio l’altro giorno”.
e poi pensare “Adesso scrivo una cosa così quando uno mi dice che son dei mesi che non scrivo niente sul blog posso rispondergli che non è mica vero, ma se ho scritto qualcosa proprio l’altro giorno”.
Ieri il mio batterista di studio, che risponde al nome di Cesare Anceschi ma per tutti noi è semplicemente CICO, ha incontrato un mio (e suo) fan in giro per Scandiano.
Il fan in questione ha pensato bene di chiedergli quando uscirà il mio nuovo album, visto che è un poco che non mi si sente e che era abituato a dei ritmi più serrati per le mie pubblicazioni.
Cico a quel punto gli ha spiegato che tra non moltissimo, non sappiamo bene quando, andremo comunque in studio a registrare il nuovo disco e quindi ancora non si sa di preciso, ma vedrai che entro il 2020 è pubblicato sicuro.
Poi, mentre parlavano, il fan in questione cercava di capire qualcosa di più sul nuovo disco e sul nuovo materiale.
A quel punto Cico ha provato a sbottonarsi un poco e, come fa spesso quando non resiste a fare il buontempone, ha detto al fan che “Il disco nuovo comunque ha già un titolo”. Il che è vero, badate bene.
Solo che Cico ha pensato bene, mentre lo diceva, di inventarsi a caso il titolo del disco nuovo. Quindi, ha detto, “Il disco si chiamerà SONO STATO SULLA LUNA”.
Il fan, a quel punto, ha risposto “Eh, in effetti Frigieri ha sempre dei titoli molto belli”.
Mark Hollis (e i Talk Talk) è stato, vale la pena ripeterlo, un qualcosa di assolutamente unico e indefinibile nel panorama musicale sia per quello che ha fatto che per quello che non ha fatto (il suo assordante silenzio degli ultimi 21 anni). Con lui se ne va un grandissimo, uno dei veri geni della musica contemporanea. Rendergli omaggio è un dovere.
Le dico per punti, così sono chiaro:
Una cosa che si dice sempre di Sanremo tra noi finti alternativi che suoniamo nei localini da poco è che per andare a Sanremo non è mica che si facciano davvero delle selezioni. In realtà per andare là, diciamo noi, si paga perché è tutto truccato, tutta una mafia. Lo diciamo chiunque sia il direttore artistico del Festival. Nel corso degli anni di queste chiacchiere fatte durante i soundcheck, mentre si mangia un hamburger e una birra in un pub di provincia dove tra poco suoneremo davanti a venti persone o in un centro sociale con la pizza fredda, tra i vari gruppi e sedicenti artisti indipendenti questi discorsi sono stati fatti migliaia di volte.
I più esperti e scafati, quelli più anziani oppure quelli più rancorosi, sono arrivati ad avere anche una specie di borsino. Nel senso che ti raccontano, sempre sottovoce, che hanno sentito dire che tot anni fa quando ci sono andati i (nome del gruppo) la quota della tangente era di (un numero, ogni volta diverso anche se si parla della stessa edizione).
Ecco, a me che quest’anno vedo che ci sono tante persone sul palco con le quali ho suonato anche io e con le quali ci siamo scambiati chiacchiere, confessioni, timori e speranze, mi verrebbe da chiedere a questi qui:
“Ma quindi, esattamente, la tangente che avete pagato, di quanto era?”
E poi vedere cosa mi rispondono.
Secondo me paragonare la deportazione degli ebrei nel regime nazista e il trattamento che ricevono gli africani in Italia è una cosa sbagliata perché ci sono tantissime divergenze e la cosa comune è solo che ultimamente è pieno di razzisti di merda che si sentono autorizzati a fare la voce grossa e sparare cazzate.
Che non è mica poco, sia chiaro.
Secondo me c’è anche troppa Memoria, con la M maiuscola, come la chiamava Luca Rastello. C’è molta Memoria e poca memoria, con la m minuscola.
Se leggendo queste righe la prima cosa che pensi è che sono state scritte il 28 e la giornata della memoria è il 27 gennaio, allora sei parte del problema. Ci vuole memoria e precisione, il più possibile. Il nazista che abbiamo dentro ci mette un attimo.
La spalla sta meglio, ogni tanto potrebbe tornare a far male ma la fase acuta è più che passata. Nei prossimi mesi ci sarà da fare alcune piccole cose di riabilitazione, niente di sconvolgente.
Per precauzione e per diversi impegni personali di varia natura, non prenderò molte date in questo 2019 e quindi suonerò poco dal vivo.
Ne approfitterò per finire di scrivere il mio disco nuovo, che dovrebbe uscire ad inizio 2020 e si intitolerà “I ferri del mestiere”.
Mi divertiva scriverlo qui e basta e non sui social network, giusto per vedere se qualcuno se ne accorge.
Sia chiaro, nulla toglie alla bellezza del pezzo e alla poesia. Però, se proprio vogliamo dirla tutta, non è mica vero che dai diamanti non nasce niente.
Ci sono dei giorni che qui, nella pianura padana, c’è nebbia fitta fitta e si arriva a non vedere nemmeno a dieci metri da te.
E questo per giorni.
Poi, come è arrivata, la nebbia a volte sparisce e di colpo si vede tutto.
La nebbia va proprio via del tutto. Che a uno normale gli sembra una cosa normale, ma se sei nato in Emilia sai che è un evento incredibile ed esci da lavorare, come sono uscito io due minuti fa, che vedi tutto chiarissimo e vedi gli edifici, le macchine che vanno, riesci anche a leggere le targhe da lontano.
Ho una calcificazione alla spalla sinistra. Non dovrebbe essere niente di grave, ma sono in giro per visite e robe varie e ci sono dei giorni che va tutto alla grande “ed invece dei giorni che no” (per citare il poeta della musica).
Ho annullato tutte le date di dicembre che avevo perché comunque al momento è meglio. Per l’anno nuovo vedremo, adesso è presto.
Speriamo bene, dai. Vedrai che non è niente. In bocca al lupo. Grazie.