Ognuno di noi, intendo di noi che suoniamo, ha dei momenti nei quale decide di dire basta. Poi passa, in genere. E’ un poco come una batteria di un cellulare, più volte la ricarichi e meno dura, fin quando sei costretto a buttarla e a provare, magari, a cambiare batteria.
Succede che suoni in una band e ad un certo punto gli anni iniziano a farsi sentire e quindi il fatto di non andare da nessuna parte musicalmente inizia a pesare. Inizi a chiederti chi te lo fa fare, di andare a fare le prove ogni settimana per fare cose che nessuno vuole ascoltare.
La risposta, dopo qualche mese dove vai ugualmente e sempre con meno voglia, è che è ora di farla finita. In genere a quel punto uno del gruppo si prende la briga di causare il terremoto. Se il gruppo è compatto e unito, il tizio che dice basta viene rimpiazzato senza grossi problemi e questo potrebbe pure portare un poco di aria fresca e una nuova voglia di fare. Se invece il tizio che causa il terremoto non può venire rimpiazzato senza grandi traumi, allora il gruppo finisce.
A quel punto segue, in genere, un periodo di stop. In questo periodo pensi a quel che vuoi fare, musicalmente parlando. Hai tutto il tempo che vuoi, sei un dilettante della musica, puoi crogiolarti nel tuo dolore per quanto tempo lo ritieni giusto e nessuno si verrà a lamentare.
Ad un certo punto ritrovi la voglia. Ricominci con qualcosa di nuovo. Può essere un altro gruppo, può essere che ti metti a registrare in casa musica da film, insomma… ricominci. Dopo qualche tempo che ricominci, il tuo nuovo lavoro viene portato di nuovo in giro. Riparti dai contatti che avevi quando eri nella band, di solito. Mano a mano riesci ad incasellarti una serie nuova di contatti e di posti dove suonare, magari anche in ambienti che non ti saresti aspettato visto il tuo passato musicale. E’ questo il momento più bello. Quando qualcosa che vedi che hai creato sta crescendo e non sai fino a dove potrai arrivare. Magari arriverai solo un metro più in là, ma questa incertezza, unita allo stupore nel vedere che qualcuno è ancora disposto ad ascoltarti, è una carica che ti fa andare avanti con una gioia incredibile.
Quando ho smesso di suonare con una band e ho cominciato da solo, all’inizio non avevo idea di cosa mi aspettasse. Non sapevo nemmeno bene cosa avrei fatto sul palco. Iniziai in inglese, come avevo sempre fatto, poi visto che da un poco pensavo che forse ero anche capace di scrivere dei testi decenti, iniziai a cantare in italiano.
Durante un concerto a Pistoia capii che il destino di chi canta da solo è di affrontare una platea super rumorosa. Anche quando suoni con una band, in realtà, metà del pubblico si fa i cazzi suoi. Ma tu sei immerso in una mole di suono tale che non li senti, non te ne accorgi. Se te ne accorgi, non sembra comunque una cosa grave.
Quando suoni da solo, ti sovrastano. Se riesci a farli tacere, bene. Se non ci riesci, sei fritto.
E’ una battaglia. Ogni volta. Un giorno vi spiegherò anche le armi con le quali si combatte, questa battaglia. Almeno quelle con le quali la combatto io, non necessariamente le più adatte.
Ci sono momenti in cui la battaglia la vinci, in genere si accompagnano a momenti in cui il tuo nome gira un poco di più rispetto a prima. Magari gira meno di quanto girerà l’anno dopo, ma sei in crescita. Se, per fare un esempio, oggi sei a 30 e domani sei a 35, è più facile che vinci una battaglia rispetto a quando magari l’anno seguente sei a 70, ma ieri eri a 75. Capito? E’ proprio il modo, con il quale vai su a suonare.
Perché quando una cosa cresce, lo senti. Quando una cosa ristagna, ristagna. E’ come quando arrivano i CD la prima volta che fai un cd. Arrivano e sei gasatissimo, il primo giorno li porti negli unici 3 negozi che sono rimasti aperti, giri per le due radio che sono rimaste aperte, mandi post a destra e a manca e sei di buonumore.
Poi, mano a mano che fai un altro disco, poi un altro, poi un altro ancora, l’entusiasmo cala. Magari ne vendi pure di più, magari hai più gente a guardarti quando suoni. Però ti senti che sei “sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’hai stai lì”, come dice quello di Correggio.
Sono i momenti in cui ti chiedi quando arriverà il momento di smettere. I momenti in cui pensi che forse è arrivato, anche se poi trovi qualcosa che ti fa andare avanti ancora. Quel qualcosa che è come una droga il cui effetto dura sempre di meno.
LUNEDI 21 SETTEMBRE renderemo visibile il video di un brano chiamato “IL CHIODO”, che parla proprio di questa cosa qui. E’ girato da Corrado Ravazzini, un amico che con un suo corto chiamato “Perfetto” ha vinto qualcosa come 41 premi in diversi festival di cortometraggi. Protagonista del video sarà Vincenzo Maenza, medaglia d’oro nella lotta greco-romana 48 kg. a Los Angeles 1984, Seoul 1988, argento a Barcellona 1992, campione del mondo e d’Europa. Il più grande lottatore italiano di tutti i tempi, a dirla proprio come va detta.
(Oggi mi sono arrivati i CD del mio nuovo album, si chiama “TROPPO TARDI”. Nei prossimi concerti li avrò con me. Non ci sarà nessuna “PRESENTAZIONE UFFICIALE”, perché in realtà è un concerto come un altro e di prendere per i fondelli le persone mi sono rotto)