MEI CULPA

Il MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti, chiude i battenti. Quella che comincia dopodomani sarà l’ultima edizione. Lo ha detto oggi il suo creatore, Sangiorgi.

Per alcuni è la fine di un’epoca, per altri è la fine di una grossa fiera della fuffa, per altri è la fine e basta, per altri ancora è solo mercoledi 24 settembre.

Ebbene, personalmente ho già letto troppe dichiarazioni tonanti e spavalde che si rallegrano della cosa, che denunciano i presunti metodi paramafiosi che garantivano l’accesso al Meeting delle Etichette Indipendenti e cose così.

Non mi va di unirmi al coro, soprattutto perché sono anni che certe cose le diciamo tutti sottovoce; poi però eravamo tutti in fila quando c’era da prendere una targa, un piccolo riconoscimento, anche solo un applauso. Proprio perché non siamo INDIPENDENTI per un cazzo, ma siamo pronti a dipendere dal primo cretino che passa con un poco di potere, sia esso derivato dalla posizione economica o addirittura soltanto dalla moda del momento.

Ecco perché mi fa schifo che, dopo anni di “pissi pissi bao bao” oggi il tono di voce della maggior parte dei musicisti poveri si alzi e faccia il verso a quello di Mel Gibson in “Braveheart”.

Chi scrive è stato premiato al MEI, nel 2009. Miglior Album Autoprodotto per “L’età della ragione”. Chi scrive pensa pure, senza false modestie, di esserselo meritato. E ne va pure orgoglioso.

Chi scrive lo disse, da quel palco e al microfono, come stavano le cose nell’ambito delle etichette indipendenti. Lo disse quando, introdotto da Federico Guglielmi che diceva “Non ha trovato un’etichetta e quindi ha fatto l’album da solo” ci tenne a puntualizzare un paio di cose.

Il filmato lo potete vedere qui:
Premio Autoproduzioni 2009

Chi scrive lo dice da tempo che “indipendenti” ormai è una parola vuota, che sottointende “poveri”.

Chi scrive lo disse, nel corso di un’intervista a Rai Stereonotte seguita a quella premiazione, che autoprodursi o uscire con un’etichetta indipendente è quasi sempre la stessa identica cosa, che la scena indipendente è una tigre di carta e la maggior parte delle etichette indipendenti non esiste nemmeno sulla carta, ma è solo un marchio stampato su un disco che manco esiste legalmente e che se uno con qualche centinaio di migliaia di euro da buttare volesse depositare quei marchi e poi fare causa a tante di quelle presunte etichette, ridurrebbe sul lastrico tanti poveri sfigati.

Insomma, il Meeting delle Etichette Indipendenti chiude perché praticamente non esistono più le etichette, siano esse indipendenti o no.

A quel punto resta solo il Meeting. E per incontrarsi non ci vuole un ente fiera.

Basta un bar.