Si chiamava Teruo Nakamura, anche se il suo nome aborigeno era Attun Paladin. Veniva dall’isola di Taiwan ed era nato nel 1919. Arruolato nell’esercito giapponese, venne spedito nella piccola isola indonesiana di Morotai come parte di un’unità militare chiamata “Volontari di Takasago”. Morotai fu teatro di una cruenta battaglia nel 1944, al seguito della quale tornò sotto il comando alleato.
Nakamura non venne catturato, rimase nascosto insieme ad altri suoi commilitoni fin quando, in circostanze mai completamente chiarite, li abbandonò e si costruì un piccolo campo solitario. Una capanna, una decina di metri di terra recintata.
Aspettò lì che le cose si mettessero meglio. Resistette, fin quando un pilota non si accorse di questo curioso accampamento e chiamò le autorità, che non senza qualche difficoltà procedettero al suo arresto e lo costrinsero ad arrendersi.
Era il 18 dicembre del 1974.
Nonostante il Giappone avesse firmato la resa il 2 settembre 1945, erano molti i soldati giapponesi che erano stati ritrovati dopo quella data. Anzi, proprio nel 1974, in febbraio, era stato catturato Hiro Onoda, un ufficiale dell’esercito giapponese rimasto nascosto nelle Filippine. Visto che era tanto tempo che non se ne trovavano più, Onoda era stato riportato in patria, il suo nome fece il giro del mondo, scrisse un libro, tenne conferenze, la sua storia diventò celebre.
Il Giappone non aveva voglia di un secondo “ultimo soldato ad arrendersi”. Non si trattava solo del fatto che quando una storia viene promossa dalle televisioni e dai media, poi non hai voglia di un altro ritrovamento che la smentisca. E’ anche che Nakamura era un soldato semplice e non un ufficiale. Ma più di ogni altra cosa, era di Taiwan, isola che nel frattempo era tornata sotto la Cina dopo la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale. L’ultimo ad arrendersi, ad incarnare l’eroismo cieco nipponico, non poteva essere un cittadino cinese.
La posizione della Cina stessa su Taiwan appariva (e ancora oggi appare) un tantino controversa, ragion per cui anche il governo cinese non gradiva eccessiva pubblicità.
Nakamura venne dunque rimpatriato direttamente a Taiwan, per lui non ci furono parate militari, gloria e onore. A Taiwan, Nakamura incontrò di nuovo una moglie che nel frattempo si era abituata all’idea del marito morto in guerra e da vent’anni si era risposata.
La sua nuova, confusa vita, vide un’imbarazzante querelle tra i governi di Cina e Giappone su chi dovesse accollarsi la paternità della sua missione e su chi dovesse provvedere al suo sostentamento. Nakamura infatti al momento del suo arresto era ufficialmente un apolide.
Alla fine di questa tragicomica farsa, Teruo Nakamura venne liquidato dall’esercito al quale aveva prestato servizio in completa solitudine per 29 anni più del necessario.Egli rimane, al momento, l’ultimo giapponese ad essersi arreso, visto che i successivi ritrovamenti di soldati nelle varie aree di guerra si sono poi rivelati falsi per attirare i turisti o semplici errori di ricerca.
Il compenso per la sua abnegazione e la sua fedeltà fu nient’altro che la pensione minima di un soldato semplice. Sessantottomila yen, più o meno l’equivalente di mille euro al giorno d’oggi.
Nakamura è morto di cancro, nel 1979, soltanto cinque anni dopo il suo rimpatrio.