A me personalmente, e sottolineo personalmente, che non è mica che sia una regola ma è una cosa che sento io personalmente, dicevo a me personalmente arreca un certo fastidio vedere che c’è gente che si prende la confidenza di dare del tu o chiamare per nome uno che è morto e che non si conosceva per niente quando era vivo.
Mi ricordo che il giorno che morì Carlo Giuliani, era appena circolata la notizia su come si chiamasse la vittima ed io ero a vedere un concerto. Il tizio che cantava ad un certo punto disse “A Carlo, martire della rivoluzione”. Io non sapevo neanche chi era, Giuliani. Sapevo che era morto un paio di ore prima. Non sapevo ancora che faccia avesse. Manco il tipo che cantava, quasi sicuramente. Però ecco che Giuliani era subito diventato “Carlo”. Manco il cognome. Così, un amico. Volendo fare una battuta indelicata, basta che un carabiniere ti ammazzi ed ecco che diventi subito mio amico. Che bella aggregazione.
Abbiamo dunque assistito alle confidenze che il mondo si è preso con i vari Federico, Sakineh, Eluana, con “il piccolo Samuele” il quale aveva un cognome, ma molto meglio “il piccolo”, anche se non serviva di certo a distinguerlo dal “grande Samuele”.
Adesso è il turno di “Aylan”.
Chiamato per nome, come se fosse il figlio del nostro vicino al quale andavamo a chiedere il sale che ci era finito. E via, gli si comincia a dare del tu. Ci sono quelli che sugli editoriali scrivono addirittura una lettera finta dandogli del tu, dicendogli “Ciao Aylan, magari quel giorno la mamma ti aveva aggiustato la camicia”.
Da vivo non sai chi è, non te ne frega nemmeno una mazza. Non ci hai mai parlato in vita tua. Però, come uno muore, subito a prendersi la confidenza. Tanto nessuno ti verrà a dire “Mi dia del lei”.
Capisco che accada per uno sportivo, un cantante, un personaggio che hai apprezzato da vivo per lungo tempo e che quindi senti un poco tuo, perché è stato davvero parte integrante della tua vita, anche se solo di riflesso.
Ma secondo me, quando si comincia a dare del tu a uno che non conosci, a chiamare per nome senza il cognome, a scrivere delle lettere che tanto il destinatario non le può mica leggere, sembriamo un poco il Geometra Calboni in quella scena di Fantozzi dove arrivano a Courmayeur e lui saluta tutti facendo finta di conoscere il bel mondo.
Poi, se non era per Fantozzi che aveva portato il libro alla contessa, alla festa manco li invitavano.