Dicono che per la partita Inghilterra-Islanda degli ottavi di finale del campionato europeo, il 99,8% dei televisori islandesi fosse sintonizzato sulla partita.
Gli islandesi sono trecentotrentamila, circa trentamila erano in Francia a seguire il campionato Europeo. Calcolando che una famiglia islandese media è di 4 persone, fanno più o meno 150 televisori che non guardavano la partita.
Per tutti gli altri, è football fever. Pensate che le elezioni del nuovo presidente si sono svolte con un ottavo della popolazione che era in Francia a vedere le partite, il presidente neo eletto è subito volato in Francia anche lui con i soldi dei cittadini a vedersi dal vivo l’ottavo di finale contro l’Inghilterra perché “Questa è un’impresa storica e io voglio farne parte”. La politica, gli impegni istituzionali, quelli… potevano aspettare.
Perché poi non è che l’Islanda fosse arrivata lì a caso, eh? Nel girone di eliminazione aveva fatto fuori l’Olanda, battendola sia in casa sia in trasferta, aveva concluso l’andata trovandosi prima in classifica battendo 3-0 la Turchia e pure la Repubblica Ceca (entrambe presenti agli europei) per poi tornare a risultati più modesti, provando ad innestare giocatori nuovi e a trovare nuove soluzioni ad una serie di schemi di gioco che alla lunga avrebbero potuto mostrare la corda e infatti l’hanno mostrata eccome e stasera si è visto benissimo. Certo, nessuno (o quasi nessuno, ehm…) si sarebbe aspettato che arrivassero ai quarti di finale, ma se guardate bene la quota che dava l’Islanda ai quarti non è che fosse poi così alta, alle scommesse.
E quindi, una partita dopo l’altra, vai di esultanze scomposte del telecronista della tv di stato che urla come Yamatsuka Eye in “Torture Garden” dei Naked City, vai di geyser dance, dove il capitano della squadra si mette di fronte al pubblico con tutta la squadra al seguito e all’unisono si battono le mani a ritmo urlando “UH”. Tutti uniti, tutti insieme. Tutti? No, tutti tranne quei 150 proprietari di televisori.
Ecco, chissà se oggi alcuni, magari proprio tra quei 150 proprietari di televisori, si lamentano dei ventitré viziati che corrono dietro ad un pallone, strapagati (Sigurdsson, per dirne uno, passò dallo Swansea al Tottenham per quasi 9 milioni di sterline, salvo poi tornare allo Swansea dopo aver deluso ampiamente le aspettative), chissà se dicono che con tutti i problemi che ha l’Islanda, dagli strascichi della crisi economica all’alcolismo passando al prezzo esorbitante di qualsiasi vegetale che tocca importare, chissà se con tutti questi problemi sia proprio necessaria tanta attenzione a quei ventitrè viziati in braghette corte che oltretutto giocano pure tutti all’estero (alcuni giocano, o hanno giocato, pure in Italia). Chissà se qualcuno di loro aveva detto a qualche giornalista che “Domenica tiferò Francia”. Chissà se si sfogheranno con l’allenatore che è svedese e quindi è tutta colpa sua, chissà se diranno che doveva lasciare a casa Halfreosson che ormai ha 32 anni e prendere Emil Palsson del Valur Reykjavik (23 anni, votato miglior giocatore islandese del 2015 e assolutamente non convocato in nazionale per l’Europeo) e allora avrebbero vinto facile. Chissà se posteranno delle gif dove si vede Arnason vestito da tartaruga che corre lentissimo, che stasera 3 su 4 gol del primo tempo erano con lui completamente fuori posizione, infatti dopo il primo tempo lo hanno sostituito e il sostituto ha pure segnato. Chissà se impalleranno i social network con la foto di Haldorsson che si fa passare la palla in mezzo alle gambe nel primo gol e che fa un’uscita sbagliata nel quinto, dicendo cose del tipo “Invece che un portiere mettiamoci un citofono”. Chissà se non perdoneranno loro qualche fallo cattivo fatto nella seconda metà del secondo tempo, quando stavano perdendo la calma, dicendogli che devono pensare a giocare invece che a tenersi in ordine la barba e se scaricheranno loro addosso tutta la responsabilità, sfottendoli per aver perso contro una squadra che già sulla carta era comunque tremendamente più forte di loro.
Potrebbero farlo. Anche se, a dire il vero, due minuti dopo la fine di una partita dove hanno preso cinque gol e avrebbero potuto essere otto, facevano tutti insieme la “geyser dance”, sia a Parigi che in piazza a Reykjavik. Però potrebbe pure capitare.
Speriamo di no. Perché bisognerebbe essere proprio degli stronzi.