C’è un bar a Veggia di Casalgrande (RE), davanti al negozio di dischi “Mondo Musica” dove, nell’estate del 2003, andavo spesso a fare colazione all’alba della domenica o del sabato mattina, prima di svenire nel mio letto dopo una notte di bagordi in giro per locali. Era la mia prima estate da single dopo 8 anni (e sarebbe stata anche l’ultima, ma mica lo sapevo ancora) ed essere l’ultimo della compagnia che andava a letto era diventata un’abitudine. Una volta, mentre facevo colazione, andava una cassetta con “Knives out” dei Radiohead. Finito il pezzo la barista ha girato lato ed è partita “Bulletproof”, che forse è la mia canzone preferita loro. Era una raccolta su cassetta (Fatevi spiegare da un vecchio). Mentre prendevo il mio cappuccino e la pasta, chiesi alla barista “Ti piacciono i Radiohead?”. La domanda era retorica. La ragazza rispose ovviamente di si. A quel punto le chiesi “Ci vai a Ferrara?”. I Radiohead facevano due concerti a Ferrara con i Low di spalla e io non vedevo l’ora. Si, lo so….un gancio banale, ma quando sei single impari che la vergogna e la timidezza ogni tanto puoi tranquillamente metterle a dormire che non succede niente di grave, se non esageri.
La barista rispose “No. Non ci vado ai concerti. Mai”.
Ok, potrebbe essere stato un buon modo di dire “Sparisci, sgorbio”. Però in tutta onestà credo di no. Chiesi come mai e lei rispose che “Ai concerti c’è sempre un sacco di gente maleducata che urla, spintona, parla e fa casino. Non si riesce mai a sentire chi suona. Basta. Non ci vado più. Preferisco sentirli qui in bar o in camera mia. La musica parte e io mi faccio il mio viaggio, sono a posto così”.
“Tipa strana” pensai.
A Ferrara i Low non riuscii a sentirli, dal chiacchiericcio che c’era. I Radiohead non riuscii a godermeli perché ogni volta che c’era un pezzo lento assistivo a persone che ad un metro dalle mie orecchie si chiamavano a venti metri di distanza, oppure telefonavano parlando di puttanate. Ripensai alla “tipa strana”.
Ripenso a quella barista (della quale non ricordo assolutamente nome, lineamenti e nulla di nulla) ogni volta che vado ad un concerto rock dove scopro che ci sono persone disposte a spendere soldi, a volte anche tanti, per entrare in uno stanzone o in un’arena e chiacchierare del più e del meno senza ascoltare una nota e senza farla ascoltare a chi ha speso soldi per farlo. Tipi strani e anche un po’ teste di cazzo, penso. L’ultima volta è stato questo sabato. 30 euro buttati nel cesso per (non) sentire i Fleet Foxes. 30 io e 30 mia moglie, più la benzina e l’autostrada. Ci pagavamo la luce, giusto per dirne una.
Le discussioni sull’eventualità o meno di spendere cento euro per i Radiohead sono oziose, per quel che mi riguarda. Però magari oggi quella barista potrebbe aver avuto voglia di togliersi uno sfizio e averli spesi per andarsi a vedere un concerto nel quale ripone grandi aspettative. E se non sono i Radiohead, sarà un’altra band. E i soldi del biglietto saranno il frutto di caffettiere prese in mano a temperature folli che ti lasciano i calli sulle dita, di ganci stupidi da clienti disperati alle 4 di mattina, di vecchi maleducati che ti urlano di portargli il bicchiere di rosso e ti squadrano da capo a piedi radiografandoti con gli occhi mentre guardano il posticipo di serie B.
Quando siete ad un concerto, fate in modo che non si penta di averli spesi.
Beh, almeno di quel concerto ti sarà rimasta la scena bucolica dei quattro o cinque “capponi” che avevi caricato nel furgone, mentre beccavano le rane di Vigarano Mainarda nel ristorante arredato a formica….
Ogni volta che passo davanti al ristorante “AL POZZO” di Vigarano Mainarda dico “Qui ci ho fatto una mangiata di rane fritte colossale e poi sono andato a vedere i Radiohead”. Mia moglie ormai mi dice “Si lo so, ci sei venuto a mangiare le rane fritte…” che siamo ancora a S. Matteo della Decima, dal gran che non ne può più :-)