Una cosa che si dice sempre di Sanremo tra noi finti alternativi che suoniamo nei localini da poco è che per andare a Sanremo non è mica che si facciano davvero delle selezioni. In realtà per andare là, diciamo noi, si paga perché è tutto truccato, tutta una mafia. Lo diciamo chiunque sia il direttore artistico del Festival. Nel corso degli anni di queste chiacchiere fatte durante i soundcheck, mentre si mangia un hamburger e una birra in un pub di provincia dove tra poco suoneremo davanti a venti persone o in un centro sociale con la pizza fredda, tra i vari gruppi e sedicenti artisti indipendenti questi discorsi sono stati fatti migliaia di volte.
I più esperti e scafati, quelli più anziani oppure quelli più rancorosi, sono arrivati ad avere anche una specie di borsino. Nel senso che ti raccontano, sempre sottovoce, che hanno sentito dire che tot anni fa quando ci sono andati i (nome del gruppo) la quota della tangente era di (un numero, ogni volta diverso anche se si parla della stessa edizione).
Ecco, a me che quest’anno vedo che ci sono tante persone sul palco con le quali ho suonato anche io e con le quali ci siamo scambiati chiacchiere, confessioni, timori e speranze, mi verrebbe da chiedere a questi qui:
“Ma quindi, esattamente, la tangente che avete pagato, di quanto era?”
E poi vedere cosa mi rispondono.