Quando ero piccolino avevo un libro che si chiamava “L’uomo nello spazio”. Lo avrò sfogliato milioni di volte, imparando i nomi di Yuri Gagarin, Valentina Tereskova, la cagnetta Laika, lo scimpanzè Abe, Neil Armstrong. Buzz Aldrin invece no come da tradizione. E poi Apollo 1,2,3,4,5,6, Sputnik, Soyuz, Capo Canaveral che era anche Capo Kennedy, insomma un sacco di nomi e di notiziole. E immagini di navicelle spaziali, di astronauti, sonde, capsule, missili. Sognavamo tutti di diventare astronauti, noi bambini degli anni settanta. E poi c’erano gli U.F.O., che voleva dire “Oggetto Volante Non Identificato”, e allora non capivi perché non si chiamasse O.V.N.I. E pian piano finiva che iniziavi ad acquisire le prime parole di inglese. Lo spazio, saremmo andati ad abitare sulla luna e poi su Marte che c’erano i marziani che erano omini verdi che erano cattivi ma forse no. Perché andavamo “Verso il duemila”, come cantava Flavia Fortunato. Gli Ufo non esistevano, però. Ma alcuni dicevano di sì e quando sei bambino rimani sempre con il dubbio, che poi quando diventi grande finisce che leggi le robe dell’Area 51 e quelle cose lì che fanno in Nevada, che non ho mai capito perché quando gli americani combinano casini li vanno sempre a fare nel Nevada, da Las Vegas in poi.
Comunque, quando ho detto marziani e ho detto “omini verdi” tutti voi avete capito perfettamente cosa intendevo. Nel senso che tutti voi che state leggendo avete avuto un’immagine di un omino verde dalla “forma aliena”. Tolti alcuni dettagli per i quali ognuno si è sbizzarrito, vi siete immaginati più o meno lo stesso omino. Questo perchè nell’immaginario collettivo è affiorata e si è stabilizzata, nel corso degli anni, un’immagine perfetta del “prototipo dell’omino verde”. Il fatto che questa immagine non abbia nessun fondamento storico-scientifico non importa granché. Voi credete che quello sia un marziano e niente al mondo potrà levarvi quell’immagine. Affiorerà ogni volta che sentirete una notizia rigorosa e scientifica come “Su Marte c’era acqua” (e vi immaginerete l’omino che imbottiglia). E’ un riflesso condizionato che si autoalimenta, una specie di “Cane di Pavlov che si morde la coda”, se mi passate la battuta.
Ecco, anche per i cantanti vale la stessa cosa. Solo che l’Area 51 è in Liguria, a Sanremo. Teatro Ariston. Ci sono dei personaggi che sono messi lì come cantanti e quindi voi credete che siano cantanti. Il fatto che loro facciano dischi avvalora questa tesi. Sono a Sanremo, ci vanno spessissimo, alcuni per 4 o 5 volte, alcuni lo hanno addirittura vinto e quindi voi credete siano “cantanti famosi”. Perché se sei a Sanremo sei un cantante famoso. Tant’è vero che se suonate avete prima o poi trovato qualcuno nella vostra vita che vi ha detto “Eh, quando poi sarai famoso e ti vedremo a Sanremo…” come se questo vi garantisse la cosa più importante che in un mondo decente un cantante dovrebbe avere per essere considerato un “cantante famoso”: IL PUBBLICO.
Invece (e qui scatta il “dove voglio andare a parare”) Sanremo crea soprattutto degli UFO. Cioè cantanti famosi che in realtà non esistono. Perché non hanno li pubblico.
Facciamo un esempio con il primo che mi viene in mente: POVIA.
Povia sapete tutti chi è (come il marziano, avete un’immagine precisa) e sapete tutti cosa canta (“I bambini fanno OH”, “Luca era gay”, quella del “piccione” che ha anche vinto Sanremo). Quindi siete convinti che sia un cantante famoso, che faccia concerti pieni di persone che si spellano le mani e magari lo invidiate pure, voi che suonate per 40 persone in un locale dove vi siete dovuti montare l’impianto per un rimborso spese o poco più.
Beh, signori miei… Le persone che si spellano le mani non ci sono. Voi conoscete qualcuno che sia andato a vedere Povia?
Attenzione: non sto parlando di una piazza in estate dove eravate in vacanza e mentre passeggiavate c’era Povia e allora vi siete fermati lì “a sentire se fa quella del piccione” che “tanto era gratis”. Parlo di un pubblico vero, di veri ammiratori. Parlo di partire da casa con la macchina, farsi 20, 30, 50km magari in quattro o in cinque e pagare un biglietto, magari anche soltanto di 5 Euro. Parlo di fare tutto questo pensando coscientemente “Cacchio, stasera vado a vedere Povia” con variabile eccitazione.
Dicevo, conoscete qualcuno che abbia fatto questa cosa qui per Povia? Io no. Ogni volta che vado a suonare faccio la stessa domanda, spesso dal palco. Non ho mai trovato qualcuno che conosca qualcuno che sia andato a sentirsi Povia. Perchè il punto è che questi qui non ce lo hanno, un pubblico.
Penso a Vasco Brondi, agli Zen Circus, a Dente, ai Cani, ai Perturbazione, ai Julie’s Haircut, ai Giardini di Mirò, ai Cut, ai Movie Star Junkies, a Davide Tosches, Stefano Amen, a me (eh si, a questo punto mi ci butto dentro). Perché noi siamo “gli alternativi”? Noi ce le abbiamo le persone che si fanno i loro bei chilometri di macchina per vederci suonare e che ci tornano pure. Che ci chiedono i dischi per posta… Sono poche persone, pochissime spesso (nel mio caso) ma le abbiamo. Diventano nostri amici, dopo essere stati fan. Ma li abbiamo.
Qualcuno mi spiega perché ci dobbiamo sorbire pistolotti addirittura sugli Afterhours o sui Marlene Kuntz presentati come “emergenti” o “alternativi”? Stiamo parlando di gruppi che girano riempiendo i club e i palazzetti.
“L’alternativo” è POVIA, mi dispiace. E’ lui in minoranza. Anche perché chi volete che chiami “uno che costa come uno della televisione” che ti fa tanto pubblico come me o forse meno? Infatti, se ci fate caso, questi qui non suonano mai. Sono degli UFO, dei marziani. Ognuno di noi ne ha un’immagine ben precisa, ma nessuno li ha mai visti. Anzi, non esistono proprio, se non a Sanremo.
(Perché il Nevada è il Nevada)
Noto con piacere che Sanremo non lo guardi dato che non hai la televisione, ma che la settimana di Sanremo sei particolarmente ispirato :-)
Come già detto nei post precedenti, non ho la televisione e gli unici giorni in cui un poco mi dispiace di non avercela sono i giorni del Festival e i giorni delle Olimpiadi. Sanremo quando mi capita lo vedo volentieri e se mi si chiede il motivo credo che lo slogan “Perché Sanremo è Sanremo” spieghi tutto. Quelli che Sanremo lo guardano e se ne vergognano adducendo motivi inventati sul momento mi fanno abbastanza ridere, così come quei cantanti o quei gruppi che a Sanremo non andrebbero mai soltanto perché non li chiamano. Mi ero promesso di fare un post al giorno durante il festival. Domani sarà l’ultimo in vista della “Serata finale” (che sarà anche il titolo del post).
Per quanto mi riguarda, l’ episodio che più mi ha innervosito tra le ultime edizioni del Festival è stata la polemica montata da alcuni alternativi, come direbbero gli Offlaga “dei miei coglioni”, per la presenza degli Afterhours al Festival. Per me era lodevole il fatto si mettessero alla prova sul palco dell’ Ariston oltretutto con l’ obiettivo di sponsorizzare non il loro nuovo album, ma un progetto importante come “il paese è reale”. Questi pseudo alternativi secondo me farebbero bene a gioire quando una band marchiata indie riesce a proporre la sua musica su palchi solitamente destinati ai soliti noti. Dovrebbe essere visto come un piccolo passo avanti. Invece viene subito additato come un patto col demonio, come se suonare una bella canzone in una situazione più “commerciale” ti infettasse a vita. Per me è il contrario. Finalmente in quell’ edizione c’era una gran bella canzone.
Non mi stupirei di scoprire che poi tali alternativi si guardano Sanremo di nascosto e magari pure X Factor, ovviamente di nascosto.
Secondo me è un patto con il demonio. Ma calcolando che a sentire quelli che lo hanno inventato (il demonio) anche la fornicazione e la masturbazione fanno parte della categoria, direi che tutto sommato non sia poi così grave. E comunque ripeto: L’alternativo è Povia (o Zarrillo, oppure Masini, Fiordaliso…quelli lì)