Quando la giornata indica la memoria, lo stolto guarda il calendario.

Nel 2006 sono andato a trovare il mio avvocato a Schwabhausen. No, che avete capito? Non ho un avvocato tedesco. Il mio avvocato è anche il mio migliore amico, si chiama Lara Mammi, è stato il mio testimone di nozze, adesso ci vediamo poco che è anche diventata mamma ma bastano trenta secondi e siamo sempre in sintonia. E’ la ragazza che vedete sulla copertina de “I sonnambuli” e nel libretto interno. Per gli uomini che stanno leggendo, si lo so. Gran gnocca. Ma non volevo dire questo.

Andai a trovarla a Schwabhausen, che è un paesino fuori Monaco dove lei era in vacanza insieme al suo ragazzo. Passammo tutti una serata in una birreria incantevole dove bevemmo come se non ci fosse un domani, facemmo amicizia con una tavolata di tedeschi (Ricordo distintamente solo uno che si chiamava FRITZ e che era stato al Lingotto a Torino e a Venezia. Poi c’era un altro tipo che beveva dei MASS (I bicchieroni da un litro di birra, avete presente?) di COCA E RUM. Ne avrà fatti fuori almeno cinque. Non scherzo. Era imperturbabile. La cosa mi sconvolse. Andammo a letto la mattina presto e ci svegliammo con il mal di testa, per dirla con Vasco Rossi.
La mattina seguente andammo al campo di concentramento di Dachau, che era nelle vicinanze. Non ci ero mai andato in un campo di concentramento. E dire che Fossoli è vicinissimo a casa mia. Girammo per il campo, vedemmo le camere dove dormivano i prigionieri, le dimensioni del campo davvero imponenti. Poi andammo a fare un giro dentro dove c’era una specie di museo con vari reperti d’epoca. Si andava dalla piccola utensileria ai giornali del tempo. In seguito, come gran finale, una bella scritta “KREMATORIEN” ti fa capire che ti stai avvicinando ai forni. Dopo il giro dei forni ce ne andammo.

Oggi quando sento che hanno istituito la giornata della memoria, dentro di me sento due cose. La prima è che sono contento che ci sia una “giornata della memoria” e la seconda è che “mi fa proprio incazzare che ci sia la giornata della memoria”.

Sembra una cosa da pazzi? In realtà, pensandoci bene, la cosa si può tranquillamente ricondurre a due cose che vidi quel giorno a Dachau.

La prima, quella che mi fa essere contento che ci sia una giornata della memoria, è che i ragazzi giovani si possano rendere conto di quel che era tramite la visione diretta di un campo di concentramento. Per quelli della mia generazione è stato un bel casino il fatto che gli insegnanti non ti spiegassero MAI il novecento in storia. In questo modo ci sono orde di quarantenni che oggi credono che Auschwitz sia stata liberata dagli AMERICANI, perché in tutti i film quelli che vanno a liberare qualcosa o qualcuno sono gli AMERICANI. Anche lo sbarco in Normandia lo hanno fatto naturalmente soltanto gli AMERICANI (i Canadesi, per dirne una, mica li vorrai contare?) e anche l’Italia l’hanno liberata tutta GLI AMERICANI. Che poi uno va a Pistoia e scopre che c’è un cimitero brasiliano e che l’hanno liberata i brasiliani e ci rimane malissimo.

Insomma, ristabilire le cose come stanno non fa mai male. Inoltre permette ai ragazzi di verificare il punto di rottura. Perché nei campi di concentramento hai sempre un punto di rottura. Il mio personale fu, lì a Dachau, quando vidi i forni crematori. Erano forni da pizza. Roba che ne dovevano incenerire al massimo 4-5 alla volta. Onestamente pensavo ad una cosa un poco più industrializzata. La dimensione “artigianale” del lavoro mi sconvolse. Di colpo mi sembrava di vederle lì, le scene. E’ una cosa difficile da spiegare, anzi impossibile. Il dottor Manicardi ad esempio, che lui è stato proprio ad Auschwitz, mi raccontò che il suo punto di rottura fu una stanza PIENA DI CAPELLI. Dalla porta alle 4 mura, dal pavimento al soffitto, solo CAPELLI. Guardate il vostro soggiorno e immaginatelo pieno di CAPELLI. Insomma, son cose che son convinto che lascino il segno.

Poi c’è la cosa che mi fa incazzare. Che corrisponde a quel che vidi a Dachau quando andammo a vedere i giornali dell’epoca. Ora, io parlo tedesco, non benissimo ma se vado in Germania so cosa mangio e un lavoro lo trovo, per darvi un’idea. Quindi un giornale lo leggo. I titoli dei giornali mi sconvolsero per il fatto che NON MI SEMBRAVANO NIENTE DI SCONVOLGENTE. Avete presente quei bei titoloni che fanno giornali tipo “La Padania” o “Libero” o anche “Il fatto quotidiano” delle volte, oppure “Il resto del Carlino”. Ad esempio, quest’anno in un giornale locale di Reggio si titolava “I CINESI CI RUBANO ANCHE IL PRIMO NATO DEL 2013” (Si noti il raffinato uso della parola “anche”).

Ecco, quello mi faceva incazzare. Il fatto che noi fossimo già pronti a ricascarci di nuovo. E allora mi incazzo come una iena (ma poi mi passa, sia chiaro) quando vedo tutto questo frinire di cicale in memoria delle vittime dell’olocausto. Perché poi sono le stesse persone che “io la roba dai cinesi non la compro”, gli stessi che “Oh, i neri puzzano. Non lo dico per essere razzista, è che hanno un odore diverso” oppure, ancora più subdolo, quelli che “Ti serve una badante per tua madre? Guarda, io ne conosco una che prestava servizio a mia nonna e che adesso è senza lavoro. E’ UCRAINA, PERO’ E’ UNA BRAVISSIMA PERSONA!”. Il tutto in un paese dove siamo ancora nel G8, dove c’è una crisi economica ma l’occupazione ancora tiene, eccetera eccetera eccetera.

I tedeschi hanno combinato il casino che hanno combinato anche perché erano usciti malissimo dalla prima guerra mondiale, dove li avevamo costretti a pagare un dazio che sapevamo benissimo dal momento in cui ci siamo seduti in quel cazzo di tavolo a Versailles (perchè la storia non comincia mica nel 1939, sia chiaro) che non sarebbero stati in grado di pagare. Infatti avevano una crisi economica talmente forte che lo stato era abbondantemente a ramengo e il tesoro emetteva banconote da VENTI MILIARDI DI MARCHI, che il giorno dopo andavano bene per pulirsi il culo. (Che guarda caso è quello che è accaduto pure in Jugoslavia prima che cominciassero a guardare se il colore del sangue tra le varie etnie fosse lo stesso, ma senza voler far la fila per il prelievo all’ASL e quindi si sono scannati che si faceva prima).

Per evitare di essere un domani i nazisti di noi stessi, credo che non serva dire MAI PIU’. Credo che serva ragionare un attimo tra passato e presente. Non basterà guardarvi “Schindler’s List”, che peraltro è un signor film.

La giornata mondiale del (Riempite voi lo spazio) è stata creata per ricordare. Se ne abusiamo, può diventare un ottimo alibi per dimenticare. Insomma, quando la giornata indica la memoria, lo stolto guarda il calendario.