Chiara Lalli è una donna che ha studiato e insegnato una disciplina chiamata LOGICA. Esiste proprio una disciplina scolastica chiamata LOGICA, come Matematica, Italiano, Francese, Stenografia, Estimo, Biologia e altre seimila cose che si insegnano (o si insegnavano) a scuola. Sembra una cosa da niente e invece non lo è, perché molte volte quando parliamo con un amico o in generale quando esprimiamo un’opinione su qualcosa e la motiviamo poi diciamo “E’ logico” e invece, se stessimo parlando con un insegnante di logica quest’ultimo ci farebbe capire come non lo è per niente.
Chiara Lalli qualche anno fa scrisse un libro chiamato “Buoni Genitori – Storie di mamme a papà gay”. Lo comprai e lo lessi. Mi ritrovai a ribaltare alcune mie convinzioni sull’argomento. A volte dovetti impegnarmi non poco per superare certi pregiudizi che onestamente manco credevo di avere, ma la spiegazione del perchè dovevo farlo era lì, nero su bianco, logica. E’ difficile combattere contro la logica, prima o poi ti arrendi oppure sei una persona ottusa e allora non c’è niente da fare.
Chiara Lalli ha scritto un altro libro, uscito di recente. Si chiama “A. – La verità, vi prego, sull’aborto”. L’ho comprato e l’ho letto. Io sono assolutamente a favore della possibilità di abortire per una donna, quindi mi pensavo che in questo caso mi sarei trovato a leggere un libro che non avrebbe scardinato nessuna delle mie convinzioni. Mi son detto, tra me e me, con quella faccia di chi si compiace e fa anche un poco il furbetto “Questo lo leggo che è una passeggiata, dai…”
Mi sbagliavo.
Non che io sia diventato uno di quelli che vanno alla marcia per la vita. Anzi, la mia convinzione che una donna debba poter scegliere tra abortire e affrontare una gravidanza si è rafforzata. Però si sono sgretolate alcune convinzioni che avevo sull’argomento e allo stesso tempo mi sono accorto di quanto fossi vittima di pregiudizi e luoghi comuni nell’affrontare la questione. Il tutto con la semplice arma della logica (e qualche statistica in soccorso, di tanto in tanto).
Ho dunque potuto notare come la maggioranza degli aborti non sia per donne alla prima gravidanza e quindi la mia convinzione (derivata principalmente dal cinema) che l’essere madre e abortire siano due concetti che faticano tanto a stare insieme è subito saltata. Credevo onestamente che la maggior parte degli aborti riguardassero ragazzine o donne giovani e comunque primìpare.
Ho capito che la scelta abortista o antiabortista non deve ammettere “l’eccezione dello stupro”. Per te l’embrione è come una vita umana? E allora anche se è frutto di uno stupro, non ripari allo stupro con un omicidio. Di uno che non c’entra niente. Se per te un embrione e un bambino di (N) anni sono la stessa cosa e poni l’eccezione dello stupro, allora perché punire una madre che magari lo uccide quando ha 3 anni? Sempre frutto di uno stupro era (Se poni l’eccezione dello stupro significa che sotto sotto per te un bambino ed un embrione sono due cose completamente diverse. Prima lo ammetti a te stesso, prima la pianti di fare casini sulla pelle delle persone).
Ho capito che il fatto di non parlare mai di aborto sia la più grande cazzata micidiale che si possa fare. Se, come viene sempre detto, l’aborto è un’esperienza traumatica, devastante, dolorosa… Perché non dovremmo parlarne, visto che la prima cosa che ti dicono quando hai un qualsiasi problema è di parlarne con qualcuno (Un amico, i genitori, uno psicologo, eccetera)?
Ho capito che l’aborto non è sempre un’esperienza traumatica. Dipende. Ci sono donne che lo affrontano come un trauma, altre che non si pentono neanche per un secondo e che non hanno nessun rimorso.
Ho capito che non tutte le donne vogliono diventare madri e questo non le rende assolutamente donne di serie B.
Buona festa della mamma. A tutti.