Votate per me.

Non è tanto che in tanti suonatori ti chiedano di votarli per andare a suonare al primo maggio a Roma in piazza. Quello è normale, si prova un concorso e si tenta la fortuna facendosi pubblicità come si riesce.

E’ quando scrivono “Aiutaci a realizzare un sogno”.

Sogno? Suonerete 3 canzoni se va bene, in un palco dove sentirete tutto a cazzo di cane, il tempo che si gira il palco e avete già finito, il pubblico è lontanissimo e non vedrete nulla, non capirete manco dove siete.

Se quello è un trampolino per sperare di arrivare altrove, capisco benissimo. E allora magari farete di tutto per farvi notare, lancerete un proclama politico da due soldi o farete come quello che si è tirato giù le mutande e l’unica cosa che abbiamo capito è che ha il cazzo piccolo.

Ma se il vostro sogno è quello, se quello è il vostro punto di arrivo, lasciatevelo dire: siete messi male.

IL CONCETTO (del primo maggio)

Una volta, il primo maggio di qualche anno fa, stavamo andando a vedere un nostro amico al pronto soccorso che era caduto in moto. Io e mia moglie stavamo ascoltando alla radio il concerto del primo maggio. Stava suonando Caparezza. Ad un certo punto arrivò la presentatrice di turno e disse che dovevano dare la linea al tg3. Caparezza e i suoi vennero fatti scendere dal palco e dopo il tg3 suonarono i pezzi mancanti, stando a quello che dicevano gli speaker radiofonici.

C’erano qualcosa tipo cinquecentomila persone, un numero di quelli lì che non riesci neanche a quantificarlo. Una folla enorme.

Però il concerto si doveva interrompere. Tutta quella folla che saltava e ballava e si divertiva come pazzi dovette fermarsi, perché se non c’era la televisione non esisteva.

Quando tornò la tv il concerto riprese e la folla saltava cantando “Chi non salta Berlusconi è”, mostrava le bandiere del Che, i presentatori dicevano che loro erano dalla parte dei lavoratori, tutte quelle robe lì.

Il pubblico quando veniva inquadrato salutava la tv con la manina, come se li avessero accesi di colpo. A parte le bandiere rosse e quelle robe lì sembrava di essere al Festivalbar negli anni 80.

I cantanti quando salivano su dicevano “ROMAAAAAAAAAA” e “SIETE TANTISSIMIIIIIII”.

Avrebbero dovuto dire “Siete tantissimi, ma non contate un cazzo”.