- Considerarli la band del Synth Pop anni ottanta, di pensare che siano “quelli di Such a Shame” e basta. I Talk Talk hanno fatto altro. Da “Spirit of Eden” in poi hanno realizzato un percorso musicale senza precedenti e, a dirla tutta, anche senza validi epigoni. Provate ad ascoltarvi “Spirit of Eden” da soli al buio questa sera e la prima reazione sarà di dire “Ma sono la stessa band?”
- Considerarli una grande band da “Spirit of Eden” in poi e basta. I dischi precedenti, seppur meno unici e legati ai suoni specifici di una corrente musicale, sono estremamente particolari e contengono una serie di canzoni decisamente memorabili. Per dirne una, provate a riascoltarvi le prime sei tracce dell’album “It’s my life” e ditemi voi chi riesce a fare un’infilata del genere.
- Corollario dei due errori prima: considerare il periodo pre “Spirit of Eden” come qualcosa di completamente staccato dal precedente. Si tratta di un percorso di crescita, di un gruppo che (per stessa ammissione di Hollis) non voleva ripetersi e quindi evolveva con passi avanti (o balzi da gigante) ad ogni opera. Partite dall’inizio o dalla fine della loro proposta musicale e ripercorrete tutto in ordine cronologico, sentirete che ci sono parecchi elementi in comune e un percorso chiaro e netto e quindi il “Ma sono la stessa band?” in realtà trova risposta affermativa.
- Considerarli “gli anticipatori del post rock”. O, per meglio dire, considerarli una grande band per il loro uso della dinamica e del timbro. Pur essendo vero che la prima cosa che salta in mente è quella, visto che NESSUNO AL MONDO è riuscito a equilibrare così a 360 gradi queste caratteristiche del suono, si tende a sottovalutare l’apporto originale che i Talk Talk hanno dato in termini di struttura e forma, di armonia e di melodia. Per il discorso della struttura, valga su tutti una canzone di “Laughing stock” chiamata ”Myrrhman” dove non c’è una singola sezione che si ripete oppure “Ascension day” dove la voce resta uguale nelle tre strofe ma ogni strofa ha meno battute della precedente. Per il discorso dell’armonia, la faccenda è più intuitiva: provate a tirare giù gli accordi di qualche pezzo dei Talk Talk e a suonarli con la chitarra. Oppure, dal punto di vista delle melodie, provate a suonare una melodia di qualche canzone loro al piano. Solo la melodia, scegliete voi la tonalità e provate a suonarle a orecchio. Ci sono degli intervalli decisamente particolari, cose che normalmente nelle canzoni pop non si trovano.
Mark Hollis (e i Talk Talk) è stato, vale la pena ripeterlo, un qualcosa di assolutamente unico e indefinibile nel panorama musicale sia per quello che ha fatto che per quello che non ha fatto (il suo assordante silenzio degli ultimi 21 anni). Con lui se ne va un grandissimo, uno dei veri geni della musica contemporanea. Rendergli omaggio è un dovere.