Jovanotti, gratis, l’esperienza insegna.

Quando morì il mio amico Luca Giacometti detto “Gabibbo”, il mandolinista dei Modena City Ramblers, andammo al funerale. Fu un bel funerale. C’era un sacco di gente, il Gabibbo era uno che si sapeva far volere bene.
Luca era iscritto a Rifondazione Comunista. Un ragazzo della sede locale venne dunque al funerale con una bandiera con la falce e martello. Un altro venne con la bandiera della CGIL. Erano in mezzo al corteo funebre, non li avevamo neanche notati, a momenti, in mezzo a tutta quella gente.
La sera a cena accendemmo il telegiornale di TeleReggio e il tipo disse la notizia così:

“Tra bandiere di Rifondazione Comunista e della CGIL si sono svolti oggi a Correggio i funerali di Luca Giacometti”

Se non fossi stato lì mi sarei immaginato uno sventolio da perdere la testa. Poteva dire anche “Tra sciarpe del Genoa e carri funebri si sono svolti oggi a Correggio…” visto che c’era anche una sciarpa del Genoa e un carro funebre.

Ciao Luca, scusa se ti ho tirato in ballo.

Jovanotti, dicono, avrebbe detto che lavorare gratis nella cultura per fare esperienza non è poi tutta ‘sta tragedia. Non so se ha detto proprio così, ai titoli di giornale non credo più dopo la cosa del Gabibbo. Mai. O leggo tutto l’articolo oppure non me ne frega niente.

E’ molto interessante invece la levata di scudi nei commenti sui socialcosi, dove tutti dicono dietro al Cherubini perché lavorare gratis, la cultura, la musica è lavoro, bla bla bla.

Suonare a 300 km di distanza per 150 €uri, facendo un soundcheck alle 16 che poi ti aprono il locale alle 18 perché “arrivo subito”, che ti eri preso mezza giornata di ferie apposta. Restare nel posto fino ad un’ora tarda perché “Aspettiamo che arrivi un po’ di gente” in preda ad una noia mortale. Poi suonare, tieni basso mi raccomando che i vicini (se iniziassi prima, magari i vicini avrebbero meno da dire), poi litigare su una decurtazione del cachet fatta in nome di una non meglio identificata appartenenza ad una non meglio specificata “indipendenza” (si dice DILETTANTISMO, ma per darsi un tono questo e altro), tornare in notturna, dormire tre ore e tornare a lavorare. Al momento in cui ti scuce i soldi, sentirti chiedere “Ma perché tu hai anche UN ALTRO lavoro?” e resistere alla tentazione di dargli un cazzotto in faccia. I soldi, naturalmente, in rigoroso nero, che fa comodo a tutti. Il borderò della SIAE magari manco lo fai, che si sa che alla SIAE sono dei ladri. Firma qui che scriviamo che sei venuto gratis, scusa sai le cose burocratiche, che schifo l’Italia eh…

Se hai fatto almeno una volta queste cose qui, soprattutto se la continui a fare e se lo rifaresti domani che in fondo ti va benissimo, pensaci due volte prima di pontificare su un titolo di giornale.

Che al tuo funerale chissà cosa scriveranno. E tu non ci potrai fare un cazzo di niente, sarà troppo tardi.

Criceti (Per confondere un uomo non c’è metodo migliore che farlo lavorare ogni giorno sulle nove o dieci ore)

A molti capita di lavorare nove o dieci ore al giorno. Basta mezz’ora in più al mattino e mezz’ora in più al pomeriggio. Mica stiamo a guardare la mezz’ora, mica siamo dei “fannulloni”.

A molti capita che non siano pagate. Mica stai a guardare la mezz’ora, mica sei un “fannullone”.

Ebbene, un’ora al giorno (più o meno) fanno, calcoli alla mano 30 giorni di 8 ore all’anno (più o meno).

Un mese tondo tondo, più o meno. Mica ci stiamo a guardare, mica siamo “fannulloni”.

Soltanto, cari datori di stipendio, sappiate che sappiamo benissimo che siamo NOI che vi stiamo facendo un favore.

Quindi, quando ci capita una giornata nella quale ce ne andiamo via in orario anche solo perché ne abbiamo i maroni pieni, potete prendervi le vostre espressioni sdegnose, i vostri commenti non appena varchiamo la soglia, le vostre accuse di cinismo, le vostre filippiche da due soldi e i vostri sguardi increduli…e infilarvi tutto dritto nel buco del culo.

Buon primo maggio. (Se otto ore vi sembran poche)