Ieri a Mantova c’è stato “ANCORA”, un piccolo festival dedicato ad Enrico Fontanelli, degli Offlaga Disco Pax. Ad un certo punto, durante il finale del set di “Spartiti”, Max Collini ha terminato il set con un pezzo dei Massimo Volume, poi è sceso giù dal palco e si è messo di fianco a noi. Mia moglie si era commossa e stava piangendo come una fontana. Max aveva la lacrimina che aspettava solo di scendere e quando ha visto Cristina piangere ha sorriso ed è andato ad abbracciarla. Intanto il finale sul palco era affidato al solo Jukka Reverberi, che con la sua Fender Telecaster cavava fuori suoni distorti e pieni di echi, in un crescendo emotivamente parecchio forte, pieno di trasporto. Si percepiva che pure lui era emotivamente scosso dalla cosa ed è partito con una scala ascendente su una singola corda fino ad arrivare alla fine del manico della chitarra, fin quando non ci sono state più note da suonare perché il manico della chitarra era finito. Allora ha indugiato sull’ultima posizione possibile andando a grattugiare le corde con la mano destra con tutta la forza possibile e poi ha accennato, per tentare di salire ancora, un bending, poi è ritornato su quell’ultima posizione perché comunque le sue dita e la sua chitarra non potevano andare a gridare più in là. A quel punto eravamo idealmente tutti con Jukka, rapiti dalla sua telecaster e complici di quello strano insieme di passione, impotenza, rabbia e amore che a volte riescono a stare in una corda di chitarra. Come si faceva ad arrivare più in là?
In quel momento lì, preciso, si è alzata improvvisamente una folata di vento. E secondo me abbiamo pensato tutti la stessa cosa.