Tra poco ci saranno le elezioni. Nascono partiti come funghi. Ora si chiamano “Movimenti” perché la parola “Partito” fa schifo e puzza, ma in realtà sono “Partiti”. Nel senso che hanno cominciato. E la cosa, se ci pensate, è poco rassicurante. Ve lo dicono in faccia, che sono partiti? No, preferisco tenervi sulle spine. Sono “Movimenti”. Si stanno muovendo, se partiranno ve lo diranno poi. Intanto si muovono. E’ come quando avete qualcosa nello stomaco che vi arreca fastidio e non sapete se mangiando qualcosa vi passi o vi aumenti. Tu chiamali, se vuoi, “Movimenti”.
In periodi di cambio generazionale della politica i movimenti si moltiplicano. Ognuno pensa che forse è la volta buona e che quando grande è la confusione, si può pure tentare. Qualcuno ci potrebbe cascare. Ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare del reclutamento. Lorsignori parlano della “scelta” degli uomini e donne più capaci per “guidare il paese fuori dalla crisi”. A dirla tutta, più passa il tempo e più mi convinco che la “crisi” sia una condizione permanente, come la guerra in “1984” di Orwell. Serve da giustificazione per ogni porcata che tolga spazio allo stato sociale. Ma non è di questo che voglio parlare.
Dico “reclutamento” perché la scelta presuppone che si prendano le menti migliori. Invece il “reclutamento” indica bene come si vada a pescare nel mucchio quelle che sono vere e proprie calamite da voto, specchietti per le allodole. Il metodo è più o meno quello de “L’isola dei famosi”.
Un metodo del genere portò Berlusconi a mettersi dietro soubrettes, attricette e cose simili. Ci siamo trovati Ferrara ministro (“La cosa più bella di Ferrara è la Spal. E gioca in serie C” disse mio fratello all’epoca), ci siamo trovati la Carfagna ministro (“La cosa più bella della Carfagna non la posso vedere se non in fascia protetta” disse un mio collega) e la Carlucci parlamentare (“La cosa più bella della Carlucci è quando non c’è” disse non so chi, riferendosi probabilmente a Milly).
Insomma, la destra reclutava persone in grado di dare un’immagine familiare e rassicurante di allegria e spensieratezza. Il tutto con calciatori e sportivi (Alberto Cova, il campione che si faceva cambiare il sangue da Conconi e quando ha smesso di farlo non entrava più neanche in una finale. Pietro Mennea, la “freccia di Barletta”, Iva Zanicchi, Ombretta Colli e cose così).
Anche a sinistra si attua, a volte lo stesso metodo. Gigliola Cinquetti (che adesso l’età ce l’ha), il calciatore Massimo Mauro, cose così. Ma a sinistra prevale un altro metodo ancora più subdolo, un metodo che definirei “parafulmine”. Visto che a sinistra si è per definizione diversi e si è più intelligenti e più profondi di pensiero, visto che si è più solidali eccetera eccetera eccetara… Ecco, a sinistra si prediligono le disgrazie. Perchè siamo di sinistra e noi siamo “cuori agitati nel vento” come cantava Leonard Cohen (o Ramazzotti? Va bene, non stiamo a sottilizzare, non è questo il punto).
A sinistra si prende il protagonista di una disgrazia e lo si candida. Se non puoi farlo con lui direttamente, allora si prende uno dei suoi parenti. L’essere parente di un morto celebre automaticamente ti fa diventare un genio, uno che risolve tutti i tuoi problemi, uno capace di decidere su scuola, sanità, amministrazione, tutto. E guai a dire qualcosa, perché mica vorremmo togliere il diritto ad un disgraziato di essere eletto “come qualsiasi italiano”. Mica hanno meno diritti degli altri? Certo che no. Però il discorso mi ricorda molto quello dei figli dei registi e degli attori che guarda caso fanno i registi e gli attori anch’essi e poi ci chiediamo perché quando gli stranieri parlano del nostro cinema dicono “Rosi, Fellini, De Sica” (Non intendono Cristian De Sica, almeno credo). Inoltre, cari “Sergenti reclutatori”, mi chiedo come mai queste menti illuminate non siano apparse in tutto il loro splendore prima della disgrazia di turno. Come mai ve ne siete accorti soltanto dopo, voi che avete in mano il termometro del paese (e per provarci la febbre siete soliti infilarcelo là, come si fa con i cani)?
Per fare qualche esempio. Come mai Rita Borsellino è stata candidata soltanto nel 2005, quando suo fratello è stato disintegrato nel 1992? Nel 92 lei aveva 47 anni. Era forse troppo giovane?
Certamente Sabina Rossa era troppo giovane nel 1979 quando le Brigate Rosse uccisero suo padre (aveva solo 17 anni) e si è dovuto aspettare il 2006 per candidarla. Ma come mai è finita alla sesta commissione permanente Finanze e Tesoro, lei che è laureata in Scienze Motorie e diplomata all’Isef? Dovevano fare sedute di stretching mattutine prima di cominciare? Il sospetto di una candidatura di facciata, francamente, affiora.
Giuliana Sgrena è stata candidata nel 2009 per “Sinistra e Libertà”. Venne rapita nel 2005, nelle circostanze ancora oscure delle quali tutti abbiamo sentito parlare. Scriveva per “Il manifesto” dal 1998 e anche per “Die Zeit”, pregevolissimo giornale tedesco. Insomma, una mente fine. Come mai ci se ne è accorti solo nel 2009, cari i miei segretari di partito? Viene francamente il sospetto che il suo merito, “partitocraticamente parlando”, sia stato quello di farsi rapire.
Parole grosse che però sembrerebbero confermate dal tentativo recentissimo del PD di candidare Rossella Urru. Circostanze analoghe a quelle della Sgrena (Un rapimento) e PUFF… ecco la candidatura pronta. Parola di Franco Marras, responsabile del PD in Sardegna che già due mesi fa (Secondo il “Sardinia Post”) aveva incontrato a Samugheo la Urru dicendole che era pronta per lei una poltrona. La Urru però ha detto no. Ma passano due mesi e il PD ci riprova, con pressioni da parte del segretario nazionale. La Urru risponde ancora picche, dicendo che per lei “Non è il momento opportuno”. Perché quando sarà il momento opportuno state tranquilli, una poltrona arriverà. Naturalmente prima del rapimento la Urru non era nei piani del PD né di nessuno. Non era un “nome”. Non era “spendibile”.
Ecco, io dei parafulmini mi sono rotto il cazzo. Tuoni e fulmini, lampi e saette. Basta con le candidature dei VIP e con quelle delle “VIPTTIME”, per parafrasare un bel libro chiamato “Ricordare stanca” di Massimo Coco, figlio di un giudice assassinato delle BR. Avete visto com’è semplice usare qualcuno da parafulmine? L’ho appena fatto. Funziona sempre.
(Mi viene in mente sempre la coppia Gaber-Luporini quando disse “Un politico qualunque, basta che gli abbia sparato un brigatista e diventa subito statista”. Non sto criticando la possibilità di candidarsi di nessuno. Non sto criticando le vittime del terrorismo o quelle di mafia e i loro parenti. Semplicemente chi usa questa sofferenza per scopi strumentali mi fa schifo. Lo dico perché di solito “Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Lo disse Confucio. Fosse vivo, la cittadinanza italiana in 24 ore trovando un finto nonno di Reggio Calabria e uno scranno al Senato non glieli leverebbe nessuno.)