Quando Bob Dylan scrisse “Blowin in the wind” e iniziò a suonarla al Cafè Wha? nel Greenwich Village di New York, ci furono un paio di cantanti appartenenti a quella scena folk che si stava facendo strada che iniziarono a parodiarla istantaneamente prendendo in giro quel giovane cantautore puzzolente e sfrontato del Minnesota.
Cantavano tra loro “The answer, my friend, is blowin’ up you end” per prendersi gioco di lui.
Dave Van Ronk, eccellente folksinger anche lui facente parte della piccola comunità, drizzò le antenne e si mise a pensare. Pensò che se Dylan aveva cantato la canzone solo una volta e già girava la parodia tra i suoi “colleghi”, probabilmente questo voleva dire che la canzone era maledettamente buona e che sarebbe rimasta lì a lungo. Pensò che Dylan non aveva una gran voce, suonava la chitarra in maniera poco precisa, l’armonica non ne parliamo. Però aveva uno stile, lo sentivi subito che era lui e ti rimaneva impresso nella memoria talmente tanto che bastava un ascolto.
Carmen Consoli è stata invitata al Meltdown Festival a suonare, unica italiana. Il festival è curato da David Byrne, ex cantante dei Talking Heads. Qualcuno dice “Brava”, qualcuno dice che David Byrne si è rincoglionito, qualcuno dice che la Consoli fa schifo.
La Consoli ha uno stile. Canta in un modo che lo senti subito che è lei. Può anche farti schifo, ma capisci subito che non è nessun altro. Quei singhiozzini lì si fanno prendere in giro con enorme facilità, se uno vuole fare una imitazione della Consoli per ridere ci mette due secondi. Segno ulteriore che la signora ha uno stile. Il suo.
Non so chi sia Dylan e chi sia Van Ronk, in questa storia. Credo però che tutti quelli che stanno dicendo su alla Consoli e a Byrne siano come quei due cantautorini che cantavano “Is blowin’ up your end” al Café Wha?.
Due tizi dei quali non è rimasta alcuna traccia. Nessuno sa chi sono, perché effettivamente non sono nessuno.