Io una volta ero uno di quelli che oggi chiamano hipster, o indie, o come vi pare. Insomma, ero uno snob, un pallone gonfiato pieno di boria. Non che adesso le cose vadano molto meglio, perché comunque quella malattia lì non è che ti passa mai completamente. E’ un poco come la sciatica, che ci sono i giorni che non la senti quasi, i giorni che stai benissimo e ti sembra che ti sia passata, però poi succede che un giorno viene a piovere e c’è umido e TRAC! Un male della madonna. Ecco, con la snobbite (oh, io non so come si chiami in italiano) è un poco così. Però sappiate che una volta era molto peggio. E una volta Rigo Righetti suonava con Ligabue. A me Ligabue non stava simpatico. Non è che non stesse simpatico perché lo conoscevo e quindi potevo dire con cognizione di causa “Quello lì è uno stronzo”. Era uno stronzo e basta, principalmente perché aveva successo e poi soprattutto perché aveva delle canzoni che secondo me, oh…sono sempre state piuttosto deboli. E Rigo, suonando con Ligabue, beh…per me era uno stronzo anche lui. Per la proprietà transitiva della lassativa. Il sillogismo di Guttalax, dopo quello di Aristotele.
Poi un giorno l’ho conosciuto. Non Ligabue, dico Rigo Righetti. L’ho conosciuto e ho scoperto che lo stronzo ero io. Non è mica bello sentire odore di cacca dappertutto di continuo e poi svegliarsi e accorgersi che sei te. Ti rendi conto delle figure (figure di merda, naturalmente) che hai fatto nel corso di un tempo prolungato. E ti penti. Ma ormai è tardi. Sono tutti scappati fuori per la puzza. Mica ti hanno detto niente, che quando uno fa una puzza in ascensore nessuno dice niente, ci si guarda con sguardo imbarazzato e poi tutti zitti. Perché la prima gallina che canta ha fatto l’uovo. E qui, che tutti cantiamo e suoniamo, di pollaio se ne fa già abbastanza. Comunque, quando Rigo ha fatto il primo Campovolo, “Il giorno dei giorni” e tutte quelle robe lì, la cosa é venuta male. Dal palco loro non se ne erano mica accorti, ma non so cosa sia successo di preciso però l’impianto non funzionava mica bene e un casino di gente che era al concerto non ha sentito una mazza, tanto che c’erano dei filmati dove la gente cantava “Alba Chiara” in coro e copriva il Liga e la banda. Il Liga il giorno dopo allora butta un comunicato stampa dove chiede scusa. Mi immagino la vergogna per una cosa così, insomma…son cose imbarazzanti. E’ stato un momento in cui il Liga lo prendevano per il culo tutti. Gli avevano anche rubato in casa, quella sera lì. E noi tutti lo sfottevamo. Io qualche sera dopo suonavo a Sassuolo con la mia band e prima di cominciare ritenni particolarmente spiritoso leggere il comunicato del Liga parola per parola dicendo alla fine “Vai a cagare te e chi c’era” e poi attaccando con il primo pezzo. Il nostro concerto andò bene, ma non se lo ricorda più nessuno. A noi anche se ci si fosse rotto l’impianto, a chiedere scusa non ci voleva neanche il microfono che tanto sentivano tutti, che non erano mica tanti.
La settimana dopo sono nello stesso posto e arriva Rigo assieme a Pellati (il batterista) e a un ragazzo con la chitarra che non conoscevo. Ero lì, mi son detto “Ma dai, sentiamo un poco il bassista del Liga”. Perché per me Rigo era “Il bassista del Liga”, anche se sapevo dei Rocking Chairs e tutto, per me che sono un pallone gonfiato pieno di boria Rigo Righetti era il simbolo del male. Mica come Hitler, diciamo boh…un Kappler, una cosa così. E lo spettacolo più bello Rigo lo ha dato prima di suonare. E’ lì che mi ha steso. Si è seduto con Pellati e quell’altro. Di fianco a me, si son seduti. Non volevo mica origliare, o forse sì. Comunque… non sentire era impossibile. E il tipo del locale è arrivato e gli ha chiesto se andassero bene una piadina e una birra. Loro hanno detto di sì. Il tipo del locale allora ha dato loro dei buoni per bere, che quando suoni nei posti un poco sfigati ti danno i buoni per bere. Ricordo che gliene ha dati meno di quelli che aveva dato a noi e loro non hanno battuto ciglio, si sono presi i loro due buoni a testa, di cui uno durante la piadina e poi ridevano e scherzavano, parlavano tra loro della musica che avrebbero suonato di lì a poco. Io, che non so se vi ricordate vi ho già detto all’inizio che sono uno snob, un fighetto, uno che viene dall’indie e tutte quelle robe lì, mi sono detto che in anni di concertini sfigati come i miei avevo visto suonatori che non erano nessuno fare delle menate vergognose per un paio di buoni birra. Non escludo di averle fatte pure io, qualche volta.
Ebbene, vedere uno che dieci giorni prima suonava di fronte a centinaia di migliaia di persone, che aveva fatto le tournée negli stadi e tutte quelle robe grosse lì e che adesso si sedeva a mangiarsi la sua piadina pensando solo a “Che figata che stasera suoniamo, dai dai dai dai” in una maniera che glielo leggevi proprio in faccia, beh è stata una bella lezione. Ci ero rimasto talmente di sasso che la mia boria ha straripato e sono andato subito dal tipo del locale, che è un mio amico, e gli ho detto “Oh, ma quanto gli dai di cachet a Rigo, Pellati e a quell’altro?” e non mi ricordo quanto mi ha detto, ma mi ricordo che gli dava gli stessi soldi che aveva dato a noi. Con la differenza che loro avevano tirato qualche persona in più, perché ovviamente se fai gli stadi e suoni davanti a delle migliaia di persone di continuo un motivo ci sarà. Io dopo ho incontrato Rigo altre volte, anche se non abbiamo mai suonato insieme. Ma ‘sta cosa non gliel’ho mai confessata.
L’ultima volta che ci siamo visti è stato a vedere Bob Dylan a Milano. Sono lì che aspetto e ad un certo punto vedo Rigo Righetti che passa. Penso “Adesso vado a salutarlo” solo che mi ferma un tipo che conosco e TAC!, mi torna a fregare il bastardo. Si, perché mi ha salutato prima lui. Che sembra poco, ma invece non lo è, che io se avessi suonato davanti a centinaia di migliaia di persone per un casino di tempo come lui secondo me mi salutereste sempre tutti prima voi. A dirla tutta, probabilmente dovrei girare con dei mattoni ai piedi per non camminarvi sopra e pisciarvi sopra la testa dal gran che sono uno stupido pallone gonfiato pieno di boria. Invece a lui no, a lui volare basso gli viene così. Che bastardo, certa gente ha tutte le fortune. Pensa che oggi non mi sta più sulle palle neanche Ligabue, anzi mi sta simpatico. Oddio, continuo a pensare che abbia canzoni che in linea di massima sono piuttosto deboli e poi non ho mica capito perché adesso non suoni più con Righetti, Pellati, Previte e abbia preso tutti quei musicisti americani che tanto poi quando parte una canzone alla radio di Ligabue sembra che suoni sempre uguale.
Forse però è stato meglio così. Non per Rigo, magari. Perché secondo me suonare con il Liga gli faceva comodo mica poco. Però è stato meglio per tutti noi, così che lo possiamo incontrare da vicino anche quando suona, che possiamo vederci uno che canta e suona con una passione che neanche un ragazzino, perché ha capito cosa fa e perché. Perché il segreto è tutto lì. Capire chi sei, cosa fai e perché. Trovarsi. Trovare l’essenza, come direbbe Battiato. E a volte uno se vuole ritrovare l’essenza in quello che fa, ritrovare sé stesso, mica c’è bisogno che vada che ne so… in India o da che non so che santone. Perché le grandi verità della vita, stanno nascoste nei posti più assurdi. Tipo tra una piadina e una birra.
(Stasera, 15/5/2014, ho fatto una serata con Rigo Righetti dove abbiamo chiacchierato di musica e letto alcuni brani dai suoi libri e dal mio blog. Io ho letto anche questo qui, a sorpresa. Ed anche se non le ho viste, direi che debba essere stato piuttosto divertente vedere le nostre facce, la mia e la sua, mentre leggevo)