La giornata di oggi, domenica 21 Luglio 2013, inizia con me che mi sveglio dopo un doppio concerto a Livigno. Mi alzo, vado a fare colazione con Matteo, che è quello che mi ha chiamato a suonare. Ci facciamo due risate, poi vado a comprare della bresaola in un posto che mi consiglia lui, faccio il pieno di gasolio che a Livigno costa 1,1 € al litro. Parto verso casa, il che significa passare dalla Svizzera, fare il “Pass dal Fuorn” e attraversare il “Parc Naziunal Svizzer” ascoltando RADIO RUMANCIA, dove parlano soltanto in romancio. Rido tantissimo, soprattutto quando il DJ mette una cover di “A hard day’s night” dei Beatles cantata in romancio. Poi arrivo in dogana in Italia. O meglio, in Sud-Tirolo, a Tubre. Il doganiere mi ferma, mi chiede la carta d’identità, mi chiede da dove arrivo e io rispondo “Livigno”. Allora mi chiede se ho comprato sigarette, alcool e robe varie. Mi fa aprire il baule della macchina e vedendo la chitarra mi dice “E questa?” e io gli spiego che sono andato a Livigno a suonare. Lui allora mi dice “Ah, lei suona, eh?” con quel tono da chi vuol intendere che se tu suoni sei un drogato, un poco di buono, un mezzo barbone sbandato. Io a quel punto rispondo solo “SI”. Lui non dice più nulla.
Mi è sempre stato mortalmente sul cazzo questo modo di vedere noi che suoniamo come dei mezzi barboni, straccioni, drogati, parassiti della società: Mi è sempre stato sul cazzo perché io ho un lavoro, una casa di proprietà, faccio una vita normale e perfettamente borghese, tutto sommato. Solo che per hobby mi piace girare l’Italia (anche passando per la Svizzera) cantando le mie canzoni. Forse al doganiere e a tutte queste persone per bene, piace andare allo stadio, oppure fare bricolage, magari fanno la collezione di “Tex” e spendono centinaia di euri per la prima stampa di “Uno contro venti” (Il numero 2 di Tex). Eppure a loro nessuno rompe le palle con quel tono che lascia intendere chissà quale modo di vivere.
Mi sta mortalmente sul cazzo ancora di più quando poi queste brave persone vanno in vacanza e magari se ne stanno in piazzetta a mangiarsi un gelato e c’è qualcuno che suona e allora sono contenti, che in centro c’è un poco di musica e “che bella voce ha quella ragazza lì, che faceva le canzoni di Elisa che era proprio uguale” che allora a quel punto lì non sei più un brutto parassita perdigiorno, solo perché ti fa comodo.
Entro in Sud Tirolo, mi sparo tutta la statale fino a Merano ascoltando le radio di Blasmusik,l’equivalente del liscio in lingua tedesca, una mia passione insana. Adoro sentire queste canzoni melense con testi un poco sempliciotti e adoro vedere come fanno le rime in lingua tedesca. In genere al terzo ritornello sto cantando la canzone da solo in macchina, come un imbecille e rido. Chi mi vede pensa che io sia pazzo e stavolta forse ha ragione.
Poi prendo l’autostrada a Bolzano e vado verso casa. Mi fermo a mangiare qualcosa, poi riparto e ad un certo punto, visto che sono stanco, mi fermo di nuovo in un’area di servizio a prendere qualcosa di rinfrescante e a fare un’ultima pausa.
Sono all’area di servizio MAGLIONE SRL POVEGLIANO OVEST, al Km. 240 dell’A22. Il telefono è 045/7925360. Sono le ore 14, almeno questo dice il mio scontrino, che ho prontamente conservato.
Mentre sono in fila alla cassa, vedo che ogni persona davanti a me che compra qualcosa si sente dire “VUOLE ANCHE UN GRATTA E VINCI?” dalla cassiera. Non so se sia legale, mi dico, incitare al gioco d’azzardo.
Ogni persona, qualsiasi cosa compri, prima ancora di sentirsi dire l’importo, si sente dire “VUOLE ANCHE UN GRATTA E VINCI?”.
Arriva il mio turno. La tipa mi dice “VUOLE ANCHE UN GRATTA E VINCI?”.
“Mi può togliere una curiosità?”
“Dica”
“Lo fate anche con le sigarette?”
“In che senso?”
“Vuole anche una stecca di Marlboro? Vuole cominciare a fumare?”
“AHAHAHA” (la tipa ride)
“No, perché volevo capire se lo facevate anche con il fumo o solo con il gioco d’azzardo”
(La tipa smette di ridere)
“Guardi, io lo so che non è colpa sua e che a lei danno degli ordini, lo so che se lei non esegue gli ordini probabilmente finisce anche nei guai. Però mi piacerebbe vederlo in faccia l’imbecille che le dà questi ordini”
La tipa di colpo dice “3,94. Grazie e buon viaggio anche a lei, salve”. La tipa a fianco a lei le chiede “Cos’ha detto?” ma intanto la ragazza che mi ha servito è già uscita dalla cassa (la fila c’è ancora, notare) e parte spedita verso un punto dell’area di servizio, entra in un punto che non so cosa sia, ma immagino sia andata a segnalare l’accaduto.
Ecco, io in un posto dove una chitarra fa pensare a qualcosa di illegale e dove invece si incita a giocare d’azzardo chiunque ti capiti davanti senza che nessuno protesti o dica niente, penso che ci vorrebbero più chitarre. E penso che le dogane dovremmo tenerle nel nostro cervello, non necessariamente dove dice una cartina geografica.