Vieni com’eri

Vent’anni fa usciva Nevermind e oggi si dibatte sulla sua importanza, sul fatto che sia un disco invecchiato male, sul fatto che sia un manifesto generazionale, il tutto con una edizione deluxe che ancora non ha eguagliato quelle dei Pink Floyd con le ossa di Syd Barrett (ci arriveremo, nel 2017, per il cinquantennale di “Piper”, vedrete) ma che poco ci manca.

Io quando è uscito quel disco lì avevo 19 anni, arrivò a Radio Antenna Uno Rock Station, dove avevo cominciato a trasmettere da pochissimo ma che ascoltavo da anni. In radio avevamo TUTTI i singoli del “Sub Pop singles club” e sapevamo benissimo che sarebbe stato un disco importante perché avevamo sentito “Sliver” ed era una gran figata, più pop rispetto al primo album e quindi ti veniva voglia di ascoltarlo più spesso. Andai nella saletta di registrazione e misi su il vinile. Impazzii. Io che quello era un disco che avrebbe fatto epoca l’avevo capito subito. Che quella lì era una roba incredibile l’avevo capito subito. Non lo dico per fare il figo, è così. Quel disco è stato l’ultimo che io abbia ascoltato con quella intensità lì. Avete presente i bambini quando si piazzano davanti ad un palco e saltano e ballano, qualsiasi tipo di musica abbiano davanti? Ecco, io dopo quel disco lì ho trovato dischi migliori, più completi, più strutturati, con canzoni più belle, ma non ho trovato più niente che mi abbia dato quella sensazione lì. Ci sono dischi che me l’hanno data uguale e anche più intensa, ma PRIMA (Velvet Underground & Nico, “Kick Out the jams” degli Mc5, i dischi di Marley, i Doors…) Dopo quel disco lì, nessuno. E dire che oggi se devo dire un solo disco probabilmente direi “Spirit of Eden” dei Talk Talk, che l’ho ascoltato dopo.

Perché in quel momento lì, avevamo bisogno di quel disco lì. Anche che venisse fuori in quel modo. Ricordo che nessuno di quelli che conoscevo volle venire con me a vederli al Kryptonight di Baricella e che ci andai soltanto perché il pomeriggio stesso una ragazza di Fiorano chiamata Alessandra telefonò in radio e chiese “Qualcuno va a vedere i Nirvana e mi da un passaggio?”. Ricordo tutti quelli che ci prendevano per il culo perché due anni prima eravamo andati a vedere i R.E.M. e non Vasco Rossi (che suonava lo stesso giorno) ora mi chiedevano se “potevo fargli la cassetta dei Nirvana”. Ricordo che tutti quei metallari del cazzo con i loro capelli lunghi e il loro guardarsi tronfi facendo le facce durante i mega assoli lunghi, di colpo cambiavano i loro distorsori “Metal zone” del cazzo e si compravano un “Fuzz” come si deve. Ricordo che le belle fighe che non ti degnavano di uno sguardo e i fighettini che idem, di colpo smettevano le loro giacche e scarpe da duecentomila lire e giravano con magliette larghe, camicioni e jeans strappati e si vestivano come te. Iniziavano a frequentare gli stessi tuoi locali e ti salutavano come se fossi stato un loro fratello. Ricordo che li si guardava con diffidenza, quei bastardi figli di puttana. Perché quando per anni prendi delle sberle non ami che qualcuno poi ti piombi in casa insistendo per farti porgere l’altra guancia. Vaffanculo.

Ecco, Nevermind per me è un pezzo di vita che non ritornerà più. Oggi non lo ascolto mai, non l’ho nemmeno in cd e il vinile ce l’ha mio fratello in casa sua da quando glielo parcheggiai perché non avevo spazio. Non l’ho mai ripreso e non l’ho mai ricomprato in cd, anche quando l’ho visto a prezzi tipo 4,90 euro e dire che ho comprato cagate peggiori a prezzi ben più alti.

Il fatto è che Nevermind non è un disco, per quelli che come me (e tanti altri) che lo hanno vissuto all’epoca. Quindi, storicizzarlo non ha molto senso. Dire che “E’ invecchiato male” è un’errore. Perché “Nevemind” è un poco come…che so…la prima ragazza con la quale hai limonato duro. Torni a casa e sei gasato come non sei mai stato. E oggi il ricordo è ancora tenero e bellissimo. Ma se oggi che hai 40 anni esci con una donna e questa dopo aver limonato pesante in macchina non ti chiede di salire (e non sto parlando solo di bere qualcosa), non mi venite a raccontare che andate a casa senza che vi girino un poco le palle.

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